Procedura by Salvatore Mannuzzu

Procedura by Salvatore Mannuzzu

autore:Salvatore Mannuzzu [Mannuzzu, Salvatore]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788858418284
editore: Einaudi
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


28 marzo 1978, pomeriggio e sera

Escussioni testimoniali non mirate (in mancanza di bersaglio), dunque: come mi ero proposto. Le prime due furono cilecche, o cosí mi parvero; anche se rientrava nella struttura dell’operazione che adesso tentavo metterle in conto: e comunque non si può mai dire, secondo quella stessa logica il rilievo di una risultanza poteva ben apparire a posteriori. Si occupava delle pulizie nell’appartamento di viale Caprera, e qualche volta anche nella villetta di Platamona, una certa Rita Cavalieri: la esaminai nel ronzante (non lieve) esordio di quel pomeriggio.

Aveva le chiavi – cinque, anche lei – e tenne subito a restituirmele; né fu facile toglierle dall’anello (con ammaccato ciondolo, un elefantino bicolore) che le riuniva ad altre, ci provammo entrambi a piú riprese. In viale Caprera andava due volte la settimana, al mattino dopo le dieci, martedí e venerdí; poteva ritardare o anticipare di un giorno; e poteva succedere che «il dottore» le telefonasse esonerandola. Della villetta di Platamona invece si occupava assai piú raramente, e solo quando ne veniva richiesta: si faceva condurre là in macchina da una figlia. Lei non aveva mai imparato a guidare; ed era molto miope, lenti addirittura piú spesse di quelle di François: una donnetta magra, anziana nonostante i capelli neri. Comunista militante, mi avevano informato: attendeva anche alle pulizie dei locali della federazione del partito. «Conosce la dottoressa Oppo Martinez?» le domandai. Naturalmente la conosceva: anzi era stata costei, oltre sei anni prima, a trovarle il lavoro dal dottore: «Si figuri che poi per molto tempo, anni, non l’ho mai visto in faccia. Mi lasciava un bigliettino, se aveva bisogno, piú di rado mi faceva una telefonata; ogni mese mi metteva i soldi sul cassettone».

Fidatissima, immagino. «Dormiva solo?» le domandai. Non se la prese; né cercò di nascondersi in reticenze, come le sarebbe stato facile. «Non credo, – disse infine, sciogliendosi da un suo pudore. – Almeno, non sempre». Non riuscí a spiegare, e pareva sincera, come si fosse fatta quell’idea: «Si capisce; piccole cose: una donna lo capisce». «Con chi dormiva?»: non fu in grado di rispondere, o non volle, subito un po’ chiusa. Nemmeno se, a letto, cambiasse compagnia: «Questo non lo so», le sfuggiva una specie di sorriso. Non credeva che la ex moglie venisse mai in viale Caprera: non ce l’aveva vista, in sei anni; non la conosceva. Aveva notato che ai reperti archeologici della vetrina se ne aggiungevano, di tanto in tanto – non spesso –, altri: «nuovi», disse; ne ignorava la provenienza. «Quanti, in tutto quel periodo?» Non poteva dirlo; non ci badava; sicuramente non si accorgeva di ogni volta che la collezione veniva ampliata. «Non ho mai incontrato, là, e neppure a Platamona, una persona che non fosse il dottor Garau: e anche poco il dottore», soggiunse spontaneamente, e a questo punto rise, senza motivo e senza voglia, scoprendo la dentatura che aveva assai malandata, le gengive scavate e pallide.

Sí, le era capitato di comprargli delle medicine. Ma raramente. Come per altre commissioni, lui glielo



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